L’investimento deve essere razionale. Se non lo capite, non lo fate (Warren Buffett)
Molti risparmiatori hanno in portafoglio dei titoli particolarmente complessi : le “obbligazioni strutturate”. Spesso non sono state vendute con la loro denominazione tecnica, ma con circonlocuzioni tranquillizzanti come “capitale garantito”, “rendimento minimo”, ” aggancio al rendimento azionario, senza correrne i rischi”…
La gamma di questi strumenti e’ vastissima ed e’ impossibile stabilirne a priori la convenienza. In alcuni casi la complessita’ e’ tale da rendere difficile la decrittazione anche per un esperto.
Le obbligazioni strutturate sono titoli “misti”, composti da una parte obbligazionaria e da una parte di strumenti derivati (di solito opzioni). Un esempio sono le “equity linked“ che hanno la caratteristica di essere indicizzate all’andamento del prezzo di azioni, di panieri di azioni, o di indici di mercato.
Rispetto alle obbligazioni “semplici” possono essere previste maggiorazioni della cedola o del capitale al rimborso (c.d. premio). Per esempio, se l’andamento dell’indice di riferimento (c.d. “sottostante), poniamo il mitico Dow Jones, raggiunge o supera un certo valore, o non scende sotto un certo livello, il sottoscrittore avra’ diritto, ogni anno, a una cedola piu’ alta, oppure a un rimborso finale maggiorato; ma se questo non succede, il sottoscrittore si vede restituito a scadenza solo quanto investito inizialmente, tranne un piccolo interesse, se previsto (c.d. rendimento “minimo garantito”).
Spesso il risparmiatore trascura l’elemento del mancato guadagno, rispetto ad esempio ad un investimento in titoli di stato o societari, in cui oltre ad ottenere la restituzione del capitale a scadenza avrebbe beneficiato di un certa quota di interessi. Occorre valutare attentamente le probabilita’ che ha il sottostante di raggiungere il livello prefissato. Quanto piu’ sono basse, tanto piu’ risulta sconveniente sottoscrivere il titolo strutturato in quanto si riduce la possibilita’ che il profitto realizzabile compensi quello che si sarebbe ottenuto investendo in titoli di stato. Si tratta sostanzialmente di una scommessa sugli andamenti futuri del mercato, tenendo sempre presente che chi “struttura” l’obbligazione sono gli esperti finanziari della banca, che godono normalmente di conoscenze tecniche di gran lunga superiori a quelle del singolo investitore.
Ma ci sono altri aspetti fondamentali da tenere presenti prima di investire:
Il RISCHIO PREZZO: il prezzo dell’obbligazione strutturata oscilla maggiormente perche’ e’ influenzato da una serie duplice di fattori: l’andamento dei tassi di interesse e le variazioni del mercato o dei mercati azionari di riferimento.
Il RISCHIO LIQUIDITA’: spesso si tratta di strumenti non quotati sul mercato oppure poco liquidi, vale a dire con elevati differenziali di prezzo per chi acquista e per chi vende, dovuti principalmente al limitato numero di scambi sul titolo. Prima di sottoscrivere questi titoli occorre valutare la possibilita’, o l’esigenza, di vendere prima della scadenza. Eventualita’ che potrebbe essere molto penalizzante, o persino impossibile.
Il RISCHIO EMITTENTE: legato alla possibilita’ che l’istituto che ha emesso l’obbligazione strutturata non sia in grado di onorare i propri impegni con i sottoscrittori, ossia di rimborsare il capitale e/o gli interessi a scadenza. Bisogna aggiungere che , in alcuni casi, chi vende l’obbligazione e chi la garantisce sono due istituzioni diffrenti. Per esempio, le Poste hanno spesso collocato strumenti di diversi emittenti bancari. Ovviamente i garanti sono questi ultimi.
L’investitore cui venga proposto di sottoscrivere un’obbligazione strutturata deve prendere in considerazione tutti gli elementi descritti. Purtroppo un’attenta valutazione e ponderazione di questi fattori presuppone una notevole competenza in materia. Altrimenti si rischiano scarsi o nulli rendimenti se portati a scadenza, o perdite in conto capitale in caso di smobilizzo anticipato.