Nessun numero di cigni bianchi, per quanto grande esso sia, potra’ mai garantire che il prossimo a volare sulle nostre teste non sia un cigno nero (K. Popper)
Un approccio orientale e antiplatonico
Quando sento parlare di modelli che utilizzano la curva gaussiana per operare in borsa, mi viene in mente un amico promotore finanziario che, nell’ottobre 2008, parlava, in maniera concitata, di “eventi a 5 deviazioni standard” … probabilmente i suoi clienti stavano perdendo molti soldi… (e ancora di piu’ne avrebbero perso di li’ a poco). Oppure Myron Scholes, studioso del rischio finanziario, premio Nobel per l’economia, fallito ben due volte: nel 1998 con LTCM e nel 2009 con Platinum Grove.[1] Tutto cio’ a causa di modelli “arroganti”. Come dice Nassim Nicholas Taleb[2] misurare il rischio, cioe’ il futuro, e’ molto arrogante.
D’altra parte la storia dell’Occidente e’ la storia della tecnica. Ma dietro alla tecnica c’e’ una filosofia e una cultura. E la cultura dell’Occidente poggia sulla formulazione teorica di modelli. Da Platone in avanti costruire modelli e’ lo standard della filosofia e della scienza (e ovviamente dell’economia e della finanza). La modellizzazione e’ molto utile in contesti in cui tutte le variabili sono definite, in cui si possono utilizzare strumenti matematici, o comunque quando funziona la distribuzione normale. Taleb direbbe che i modelli funzionano bene nel Mediocristan, con variabili come la distribuzione del peso o dell’altezza delle persone, ma non nell’Estremistan, ovvero nel mondo sociale ed economico.[3]
Su queste tematiche l’economista Loretta Napoleoni [4] mi pare molto puntuale. Stralcio alcune affermazioni, che ritengo particolarmente significative:
“La storia occidentale e’ la storia dell’idealismo”.
“La modellizzazione incontra seri problemi in situazioni in cui e’ difficile formulare modelli logici e matematici , quando prevale l’emotivita’, quando le situazioni non si possono comprendere appieno razionalmente.”
In certe situazioni non si possono applicare strategie preparate ex ante, perche’ la variabilita’ e’ talmente elevata che e’ impossibile a priori prevedere tutti i possibili esiti. E’ quello che puo’ succedere in guerra: “ come ricorda Tolstoj in Guerra e pace, spesso la vittoria sul campo di battaglia dipende piu’ dalle circostanze che dalla strategia.” Napoleone, come un generale cinese, piu’ che uno stratega occidentale, sfrutta la situazione contingente e adatta ad essa la sua operativita’.[5]
“Le culture orientali sono significativamente diverse. Intanto hanno un rapporto differente uomo /ambiente. La cultura industriale adatta la realta’ all’uomo; le filosofie orientali fanno l’inverso: e’ il nostro io che deve adattarsi al mondo.[6] La modellizzazione e’ estranea alla cultura orientale perche’ richiederebbe condizioni ideali che non esistono nella realta’. Quest’ultima e’ il prodotto delle circostanze e quindi in continua mutazione. Di conseguenza la storia non ha un significato trascendente, ma e’ solo una serie di fatti che si susseguono.” [7]
E ancora: “La cultura occidentale invece e’ intrinsecamente trascendente, per cui tutti gli eventi spiegano, giustificano e, in ultima analisi , richiedono la formulazione di modelli ideali e permanenti”.
Un esempio palese nel confronto tra le religioni occidentali monoteiste, lineari verso la Terra promessa e quelle orientali, cicliche, politeiste o tendenzialmente “atee”, come il Buddismo. Nell’ antica Roma non c’era una religione unica, ma un flessibile sincretismo. Successivamente si sviluppa il pensiero cristiano, evidentemente dogmatico. Anche le spinte illuministe si spengono nel bieco razionalismo che pretende di attribuire alla “ragione” un potere illimitato di conoscenza, anche in contesti che non sono affatto tipici delle scienze esatte (economia, politica, diplomazia, ecc.), dominati come sono dalle emozioni umane.
Nel corso degli anni ho maturato l’idea che sia opportuno sostituire i modelli rigidi con un metodo flessibile.
Tale metodo e’ basato su tre capisaldi:
– semplicita’
– verosimiglianza (o, meglio eikos[8]).
– dotta ignoranza (ovvero socratico “so di non sapere”)
Tra Leonardo e Newton
La semplicità è l’estrema perfezione, e’ un aforisma attribuito a Leonardo da Vinci. Mi piace molto e cerco di applicarlo. Non voglio dire che i mercati finanziari siano semplici. Anzi, essendo un insieme di economia e psicologia, di razionalita’ e istinto, di oggettivita’ e soggettivita’, sono estremamente complessi. Ma utilizzando alcuni filtri si possono rendere piu’ comprensibili, almeno da certi punti di vista. L’importante e’ non rendere artificialmente complicate le cose (penso a certi prodotti “strutturati”) o usare volutamente un linguaggio cifrato . “Nessun dottore e’ mai diventato famoso dicendo: prenda due aspirine”, afferma Warren Buffett, per spiegare come mai i cosiddetti esperti usano un linguaggio per iniziati.
Hypotheses non fingo, (“Non formulo ipotesi”) è la celebre espressione con la quale Isaac Newton esprimeva l’impossibilità di andare al di là della descrizione dei fenomeni, per cercarne la causa. Nel condurre le sue ricerche Newton rinunciò a definire compiutamente la forza di gravita’, limitandosi a descriverne gli effetti. Con l’affermazione Hypotheses non fingo egli abbandona qualunque tentazione di interpretazione metafisica. Tutto cio’ che non e’ direttamente deducibile dai fenomeni rappresenta una mera ipotesi , e nella filosofia sperimentale non trovano posto le ipotesi, sia metafisiche, sia fisiche.
Ritengo che di fronte ai mercati non occorra “inventare ipotesi” ma osservare i fatti , rappresentati dall’evoluzione dei prezzi nel tempo, con un approccio metodologico sintetizzabile entro due puntuali citazioni :
“Una persona puo’ morire in qualsiasi momento, ma basta prenderne 100.000 a caso ed ecco che le frequenze dei decessi per eta’ anagrafica si concentrano su valori specifici” (Larry Hite)
“Una sera d’inverno, durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre era in atto uno dei molti bombardamenti tedeschi su Mosca, un celebre professore di statistica comparve nel rifugio antiaereo di zona . Non lo aveva mai fatto. Era solito dire: A Mosca ci sono 7 milioni di abitanti, perche dovrei aspettarmi che colpiscano proprio me? I suoi amici un po’ stupiti chiesero la ragione . Beh – spiego’ – a Mosca ci sono 7 milioni di abitanti e 1 elefante. Ieri notte hanno centrato l’elefante !” (Peter Bernstein)
L’obiettivo “verosimile” non e’ quello di “spiegare il presente” , ne’ tantomeno di “prevedere il futuro”; difficilissimo se non impossibile; mentre ritengo sia possibile :
– valutare la probabilita’, meglio la verosimiglianza, di alcuni eventi
– allocare le risorse in modo da assecondare tali valutazioni
– tutelarsi da eventi poco probabili, ma dalle conseguenze disastrose (c.d. “cigni neri”)
– monitorare gli eventi e modificare l’ allocazione delle risorse
Come dice Paolo Sassetti : “al contrario che nelle corse ippiche, Wall Street vi consente di scegliere il vostro cavallo dopo che la corsa e’ iniziata” e, aggiungo io , cambiare idea e sceglierne un altro
Pare che stia scritto[9], in un quadro appeso sopra la scrivania di Warren Buffett, a Omaha:
METODO
DISCIPLINA
PAZIENZA
Se non e’ vero, e’ molto “verosimile” !
[1] Il Sole 24 ore, 16 settembre 2010
[2] Le citazioni sono principalmente tratte dai due fondamentali “Giocati dal caso” e “Il Cigno nero” e dalla Lectio Magistralis tenuta per il Festival della Scienza, Genova, 29 0ttobre 2010.
[3] Come dice Taleb, se prendo 1000 persone e aggiungo il piu’ pesante della terra, il peso medio non cambia (il grassone rappresenta circa lo 0,4% del totale). Se prendo 1000 persone e aggiungo Bill Gates, la media della ricchezza si impenna (Bill rappresenta il 99,9 % della ricchezza del campione).
[4] Economia canaglia. Il lato oscuro del nuovo ordine mondiale, il Saggiatore, 2009
[5] Una analogia in Occidente si trova nell’esercito tedesco durante la Guerra Mondiale. La catena di comando era basata sulla “Tattica dell’incarico o compito” (Auftragstaktik) in antitesi alla “Tattica dell’ordine” (Befehlstaktik) in uso presso altri eserciti. La differenza di concezione e di esecuzione fra queste due tattiche è fondamentale: la prima esalta le capacità individuali, la seconda tende a mortificarle, rendendo il subalterno un passivo esecutore di ordini altrui. Con la Auftragstaktik in pratica si individuano degli obiettivi e si lascia all’esecutore libertà di esecuzione del compito affidatogli, responsabilizzandolo e valorizzando le sue capacità.
[6] Di qui l’idea che la chiave per vincere sui mercati e’ interna e non esterna, basata sul controllo emozionale, la pazienza , l’atteggiamento mentale.
[7] Calza la citazione da Cavour: “la storia e’ una grande improvvisatrice”
[8] Termine greco che viene tradizionalmente tradotto come “probabilita’” o “verosimiglianza”. Eikos gioca un ruolo cruciale nell’attacco di Platone ai Sofisti. L ‘arte oratoria di questi ultimi non risulterebbe basata sulla verita’, ma sulla persuasione. Nel Fedro, Platone fa sostenere a Socrate che l’oratore “deve seguire l ‘eikos, e dare addio alla verita’ “; proponendo, quindi un interpretazione negativa del termine. Ritengo che questa contrapposizione tra fatti e eikos sia artificiale. In finanza si lavora sempre in condizioni di incertezza, e la “verosimiglianza” e’ uno strumento euristico estremamente utile. Meglio andare nella direzione della corrente, proteggendosi nel caso di eventi a bassa probabilita’ ed alto impatto.
[9] Non sono mai stato a Omaha nell’ufficio di Buffett !